Il segno meno continua a imperversare nei primi otto mesi del 2014 nei settori del commercio e del turismo nelle province di Nuoro e Ogliastra, un declino più evidente dell’anno scorso e che in città è più pesante che nel resto della provincia. Ben 248 attività hanno abbassato le serrande da gennaio ad agosto nelle due province. A fronte di tante chiusure, si registrano 128 nuove iscrizioni. Con un saldo negativo, quindi, pari a 120 aziende (– 114 nello stesso periodo del 2013).
Commercio e turismo. 120 attività che operavano nel commercio e nel turismo, che ora non esistono più. Cancellate. Scomparse sotto i colpi della crisi. Che ha fatto “vittime” soprattutto nel comparto dell’abbigliamento, il più sofferente. «La tanto attesa ripresa nei due settori appare ancora lontana da realizzarsi. Continua la tendenza negativa che si era riscontrata nel 2013, e per fine anno i dati si preannunciano ancora più pesanti rispetto a un anno fa», spiega il direttore di Confesercenti Nuoro Ogliastra, Gianbattista Piana, commentando i numeri sulla natimortalità delle imprese nei primi otto mesi del 2014, fotografata dall’Osservatorio Confesercenti nel Nuorese e nell’Ogliastra.
Crisi nera per l’abbigliamento. A pesare soprattutto è il calo delle iscrizioni. «Se un negozio o un pubblico esercizio in vendita, fino al 2013, rappresentavano ancora un’occasione per un nuovo investitore, adesso domina una profonda sfiducia», commenta l’organizzazione di categoria. Il commercio al dettaglio registra il peggior saldo negativo: 91 imprese in meno (50 aperture su 141 chiusure). A spiccare è la sofferenza dei negozi di abbigliamento, che perdono 15 attività (21 cancellazioni, 6 iscrizioni): 10 serrande hanno chiuso i battenti a Nuoro, 5 in Ogliastra. «Quello che emerge con forza relativamente agli esercizi al dettaglio – spiega ancora Gianbattista Piana – è lo stato di maggiore sofferenza per le attività che operano in città. La percentuale del saldo negativo a Nuoro sul totale delle imprese iscritte – pari al 4,8% – è più pesante rispetto al resto della provincia, dove pesa per il 3%. Ciò è dovuto ai maggiori costi di gestione delle attività: affitti e soprattutto tributi locali, con la Tari in prima fila. Costi che sono ormai diventati insostenibili per le imprese locali, stremate da una crisi dei consumi che perdura da troppo tempo. La leva fiscale locale dovrebbe tenere conto di questa grave sofferenza. Molti comuni sono intervenuti con fondi del proprio bilancio per attenuare l’impatto devastante dell’applicazione del tributo. Oggi in città c’è un malessere nel commercio maggiore rispetto al resto della Provincia, che con la sberla della Tari non potrà che accentuarsi nei prossimi mesi».
Bar e ristoranti. Il focus dell’Osservatorio Confesercenti registra segnali negativi anche sul fronte del turismo. Il settore alloggio e somministrazione, nel quale confluiscono hotel, ristoranti e bar, ha perso 32 imprese (35 iscrizioni a fronte di 67 cancellazioni). Restano contenute le perdite relative alle strutture ricettive (–1), mentre continua la moria dei pubblici esercizi e simili: 31 aziende in meno, per effetto di 32 iscrizioni e 63 cancellazioni. Nello stesso periodo del 2013 il saldo negativo per il settore alloggio e somministrazione era stato ancor più pesante: – 44 aziende.
Ambulanti. Nei primi otto mesi del 2014 il saldo tra aperture e chiusure di imprese è negativo in tutti i comparti merceologici e le tipologie d’impresa prese in esame dall’Osservatorio Confesercenti. Fanno eccezione il commercio su area pubblica (+2), il commercio online (+1) e i rappresentanti di commercio (+2). «In tutti i casi – conclude la Confesercenti – anche il commercio su area pubblica rallenta: nello stesso periodo del 2013, infatti, il saldo positivo era stato pari a 27 aziende, ben superiore al dato attuale.
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